Renato Spagnoli

 

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Acquasanta Terme 1971

Foto Alfredo Libero Ferretti

 

CRISTINA OLIVIERI

 

Presentazione in catalogo

Galleria Gennai, Pisa

2000

 

Quarta Dimensione

 

Quarta dimensione, binomio di tempo e pensiero. Gioco di trasparenze, di omonimie che rimandano alle elaborazioni di una ricerca artistica, in atto dagli anni Sessanta.

Il vuoto come evento dinamico è il principio della scultura di Spagnoli che nasce dalla coscienza della plausibilità di un ambiente globale in cui avviene la riunificazione, l'interazione di forma e pensiero. La sua ricerca si configura ora, non tanto in senso astratto quanto mentale, anzi concettuale di derivazione costruttivista.

Il linguaggio strutturale autonomo delle forme visive resta la sua costante più forte che ripropone in un rigorismo assoluto di tecnica e geometrie misurate, i temi della virtualità, della trasparenza, e dell'ambiguità di forme, dominanti ma variabili in tutta la sua ricerca.

Limiti e confini spaziali che non possono essere travalicati. Geometrie «dispotiche» di immagini reali e virtuali che consentono di far scivolare la mente dell'osservatore attraverso le linee e gli angoli che si intersecano nitidi, puri, statici nei volumi poggiati su basi in legno grigio, neutri.

Lo studio di Spagnoli si inserisce all'interno della riflessione sul ruolo e la funzione dell'arte e dell'artista nella realtà che proprio nei primi anni Sessanta concepisce l'opera d'arte non più come ente autonomo. Quest'idea viene decisamente messa in discussione e pensata mediante strutture spaziali che circoscrivono perimetri d'aria, forme traforate in cui circonda l'atmosfera, fino alla trasformazione dello spazio in luogo, in relazione al contesto. Richiamandosi all'ipotesi dell'avanguardia storica di ambito funzionalista, Spagnoli segue il richiamo di un'arte come messaggio tra soggetto e soggetto mediante immagini mentali che in una catena infinita di significati, rimandano al vuoto da cui si originano.

 

L'artista. attua un'interrogazione costante sulla problematicità e complessità dei nostro tempo, nell'impegno sul fronte non ideologico o teorico, quanto sul piano della varietà molteplice e non assertiva dei divenire, non rinunciando pur tuttavia, a progettare, cercare nuovi itinerari, in una geometria perplessa, di figure inquiete precarie, parziali, talvolta ambigue, esiti di una tensione sostanziale. Volumi che nascono dallo sviluppo tridimensionale di forme già studiate in pittura, che si materializzano per occupare lo spazio, alludendo a forme possibili, praticabili, espressioni dinamiche dei vuoto come campo fisico in cui interagiscono le forze. In quest'esposizione sono le sculture di un armonico squilibrio, di un'alterazione dell'ortogonalità che spiazzano ancora una volta, e con rinnovata forza di linguaggio, le attese dell'osservatore. Disegni che dalla «S» (studio) si complicano in una rete di interconnessioni che condensa come la struttura dei cristalli, solidi ma trasparenti, quasi interpretabili, forse evocati tanto da poter rilevare la morfologia relazionale del mondo.

 

 

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