Renato Spagnoli

 

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Acquasanta Terme 1971

Foto Alfredo Libero Ferretti

 

GIANCARLO BERTONCINI

 

Presentazione in catalogo

LIBA, Pontedera

2000

RENATO SPAGNOLI

è nato nel 1928 a Livorno dove vive e lavora: rigore e interrogazione. Renato Spagnoli la sua scelta in campo - decisa e definitiva - l'ha compiuta nei primi anni sessanta, con l'adozione di un linguaggio artistico, quello dell'astrazione, inevitabile per l'artista consapevole della radicalità della frattura epistemologica, relativa ai fondamenti stessi del sapere, sotto il cui segno si era aperto il Novecento. Da allora non è più stato possibile ignorare la problematicità del rapporto fra segno e significato, né continuare a nutrire ingenue fiducie referenziali verso una realtà "oggettiva", ma per l'artista si è posto alle radici il problema del linguaggio. Una volta compiuta quella scelta aniconica, senza tentennamenti né cedimenti alle suggestioni molteplici promananti dai vari campi del sistema dell'arte, Spagnoli ha perseverato nella sua strada con straordinaria continuità, con una riconoscibile, seppure talora sottesa, coerenza, come è testimoniato in modo perspicuo anche in questa mostra dal nesso che l'opera su tela TB.4 del 1963 istituisce con le più recenti opere in legno su parete, nonché con le recentissime sculture. Da quel 1963 non più recente a continuità della vicenda artistica di Spagnoli non si è però esaurita nella ripetizione stanca di una cifra, ma ha rilanciato il proprio azzardo m un inesauribile rinnovamento: tanto che dalla stagione alla quale spesso - e non impropriamente - viene collegata la fisionomia artistica di Spagnoli, quella del lavoro sulla lettera 'A', stagione sviluppatasi in concomitanza con la fondazione in Livorno (in Livorno!) del gruppo Atoma, allora artisticamente all'avanguardia non sulla sola scena nazionale, Spagnoli ha dato vita a varie fasi, ognuna di esse dotata di forte peculiarità autonoma, ma ognuna anche in palese derivazione, se non necessitata dalla precedente. La coerenza dell'artista sta certo nel filo rosso di una poetica che mantiene saldo il riferimento all'esperienza astratta e più specificamente costruttivista dell'arte novecentesca, almeno negli sviluppi posteriori all'utilizzo della lettera 'A' e per quanto riguarda nella fattispecie le opere presentate in questa occasione; ma la specificità del lavoro estetico, la forte tensione linguistica che lo orienta è anche accompagnata da un correlativo impegno gnoseologico, nel rifiuto di ogni aprioristico schema conoscitivo. Da qui la messa in discussione anche dei canoni consueti o un loro utilizzo anticodificato e straniante: si veda appunto in questa esposizione il caso dell'opera su tela, dove una suggestiva ambiguità si gioca sul rapporto tra sfondo e primo piano, fra interno ed esterno; ancor più la messa in discussione dei canoni è palese nelle opere in legno su parete, nella manifesta trasgressione alla distinzione fra pittura e scultura e dove un intento dominante sembra essere quello di spiazzare le attese dell'osservatore, con l'alterazione dell'ortogonalità, o con l'armonico squilibrio delle forme, o con il gioco tensivo fra le forme stesse. Un indiscusso rigore, non impropriamente dichiarabile minimalista, sostiene queste opere nel loro impianto strutturale e nella loro valenza crornatica. Se pare prevalere in esse da parte dell'artista l'attenzione per le implicazioni formali, attenzione che impone un saldo contenimento del colore, pure anche questo cromatismo ridotto viene governato da Spagnoli con una decisa volontà massimamente espressiva, attraverso il sapientissimo gioco dell'appena percepibile granulosità della superficie o attraverso il calcolo dell'incidenza della luce, che provoca diversamente le superfici. Un proposito ancora di interrogazione è sollecitato nell'osservatore dall'articolazione delle forme nella spazialità dell'installazione, inducendo ad una percezione rinnovata dell'ambiente in cui esse si dispiegano. La stretta connessione fra i due elementi, rigore linguistico e istanza antischematica, salvaguarda l'opera di Spagnoli da ogni rischio di formalismo (da cui comunque in ogni tempo gli astrattisti autentici sono stati immuni), garantendo il costante processo della sua arte verso sempre nuove frontiere dell'esperienza estetica e pertanto della conoscenza.

Livorno, 25 Gennaio 2000

Giancarlo Bertoncini

 

 

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