Renato Spagnoli

 

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il Gruppo Atoma

 

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Acquasanta Terme 1971

Foto Alfredo Libero Ferretti

 

ALICE BARONTINI

 

scheda in catalogo 

“indicazioni alternative”

Bottini dell’Olio, Livorno

2005

 

RENATO sPAGNOLI

 

 

Forte e potente, il segno nero che si muove sulla tela guidato da pratiche gestuali è l'elemento caratterizzante delle prime opere di Renato Spagnoli, realizzate agli inizi degli anni 60. In questi esordi l'artista, che ha ben presente la lezione dell'americano Franz Kline, cerca di unire l'elemento irrazionale dell'emozione a una forte matrice razionale, in grado di ordinare e controllare la drammatica perentorietà dei gesto e dei segno. Anche quando, pochi anni dopo, l'artista cercherà di affievolire la componente gestuale a vantaggio di una più rigorosa tendenza costruttivista, le opere di Spagnoli non risulteranno mai freddamente oggettive: la sua geometria infatti resterà, nella sua imperfezione, memore dei gesto da cui deriva. Nel 1964, con la fondazione dei "Gruppo Atoma", Spagnoli inizia la sua ricerca sulla lettera A, una ricerca continua che si protrarrà per oltre trent'anni senza mai risultare banale o monocorde, configurandosi anzi come estremamente innovativa.

 

La lettera A scelta in quanto simbolo di comunicazione, in quanto elemento di un alfabeto “altro" da quello parlato o scritto, un alfabeto "visto", svuotato di ogni significato analogico e di ogni rimando mentale: 'A' dunque come segno, 'A' come immagine da analizzare e riprodurre con rigore strutturale, con intenzione oggettivante. Ecco allora che la A viene riprodotta da Spagnoli in una ossessiva e quasi provocatoria ripetizione seriale, viene moltiplicata in maniera ritmica e serrata, viene ribaltata, sovrapposta, giustapposta, intersecata, colorata, sospesa sul supporto in plexiglas, analizzata in ogni sua prospettiva e posizione all'insegna di una estenuante ricerca che, pur restando in un ambito di forte razionalità non cancella tuttavia una tensione carica di suggestioni che emerge dal più profondo dell'opera d'arte. E quando negli anni 70 l'analisi della A in quanto lettera si esaurisce, Spagnoli prosegue la sua ricerca scomponendola ulteriormente con la scelta dell'ideogramma, analizzandola più profondamente in tutte le sue forme attraverso giochi ottici.

 

Si dilatano i segni, la A - come se fosse osservata con la lente di ingrandimento o con lo zoom dei fotografo - si trasforma in angoli e in rette che prendono e conquistano lo spazio della tela, spazio che, nei lavori più recenti, si trasforma nella tridimensionalità delle sue sculture e dei legni colorati che, nel vuoto, si muovono e prendono forma. E' un lavoro consequenziale quello di Spagnoli, un "work in progress", che parte dagli studi in pittura e si sviluppa poi nella tridimensionalità dei volumi, materializzandosi per occupare lo spazio: materia e mente ora si fanno un tutt'uno, le forme si creano in giochi di pieni e vuoti, seguendo il movimento interiore dei pensiero che nello spazio crea movimenti scultorei dal disordine apparente, frutto in realtà di movimenti calcolati, alla ricerca di un proprio equilibrio.

 

Si nota quindi una profonda e coerente continuità in tutte le opere di Spagnoli che, in questo suo forte desiderio di progettualità artistica, nasconde forse il desiderio di fare ordine in una realtà che invece sembra aver perso la via per ogni progetto futuro.

 

Alice Barontini

dicembre 2005

 

 

 

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