Renato Spagnoli

 

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Acquasanta Terme 1971

Foto Alfredo Libero Ferretti

 

LEA MATTARELLA

 

presentazione mostra 

“VEdo BLU – il BLU nell’arte contemporanea”

Galleria Edieuropa, Roma

2005

 

Il BLU nell'arte contemporanea

 

Una cosa è sicura: se dici blu pensi a qualcosa di inafferrabile. Il mare è blu; il cielo è blu. E se hai davanti questi due elementi ti viene in mente un'idea di infinito, luoghi in cui l'occhio si perde.

 

Per il resto puoi dire blu di Prussia, indaco, cobalto, azzurro polvere, celeste, blu oltremare, blu notte; insomma il blu è uno, nessuno e centomila, uno dei tre colori primari, con tanti timbri e toni e tutti i suoi possibili significati. Se i Greci lo consideravano alla stregua del nero, Cézanne lo utilizza proprio al posto di questo. Gli artisti lo amano da sempre. Nel passato lo apprezzavano anche i committenti: era un colore molto prezioso perché si ricavava da due elementi piuttosto rari come il lapislazzuli e l'azzurrite. Il primo, nel Medio Evo, bisognava andarselo a prendere in Afghanistan; il secondo era un po' più semplice ma comunque costava e quindi "dimostrava". Serviva a chiarire l'importanza e la ricchezza di chi lo aveva scelto, ma anche la potenza della sua devozione: un mantello della Vergine color oltremare, una volta stellata profondamente blu erano l'espressione del lusso.

 

Che poi gli artisti del Novecento frequentino sempre di più il blu e addirittura lo trattino un po' come fosse il principe dei pigmenti è abbastanza evidente: il Cavaliere Azzurro, i Quattro blu sono movimenti che proclamano la loro predilezione fin dal titolo. Henri Matisse sosteneva che "un certo azzurro entra nell'anima", Kandinsky gli attribuisce la capacità di mostrare la profondità, di rendere possibile il riposo. Lo associa al cerchio nella sua teoria in cui forme e colori assumono una specie di simbologia universale. Per lui è il colore dello spirito. Se ci si riflette bene per Pablo Picasso il blu rappresenta il lutto, la malinconia. In Film Blu di Kieslowsky il colore è una specie di dolorosa musica di sottofondo. Per Goethe l'azzurro è freddo e maschio, il giallo è caldo e femmina. Chissà che ne pensa Enzo Cucchi di una lettura al maschile del colore del mare, lui che ricorda sempre che in molte lingue si dice "la mare", perché questo/a è donna, è grembo. E si potrebbe continuare: sono in molti ad aver costruito inventato, lavorato, creato, teorizzato in blu. Huysmans, per esempio, considerava gli impressionisti affetti da "indacomania". Uno nessuno centomila si diceva prima. E in fondo è un colore che può essere anche interpretato come energia: se il fuoco è rosso, la fiamma è blu.

 

Certamente l'esempio più eclatante della "passione blu" è costituito da Yves Klein con la sua assolutista "Proclamazione dell'epoca blu" e il suo brevetto, L'IKB l'international Klein blu, un colore che va visto dal vero per riuscirne a cogliere la spettacolare luminosità, emersa come da una profondità abissale. E' proprio Klein, il suo universo fatto di un blu che è immateriale e nello stesso tempo "veicolo di grandi emozioni" (Restany), punto di contatto con l'anima dell'universo, con spazi intimi e segreti, il punto di partenza di questa mostra. Da qui si parte per un viaggio in blu, tra gli esempi affascinanti e suggestivi di alcuni protagonisti del Novecento storico che vengono affiancati alle ricerche di artisti più giovani. Ognuno di loro ha dato il suo contributo, originale, diverso, a volte spiazzante, a questo modo di vedere, forse anche di sentire in blu.

 

Lea Mattarella

dicembre 2005

 

 

 

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