Renato Spagnoli

 

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il Gruppo Atoma

 

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Acquasanta Terme 1971

Foto Alfredo Libero Ferretti

 

MARIA FRANCESCA PEPI

 

 

Renato Spagnoli, Anagrammi di Colore

Gruppo Culturale Fornace Pasquinucci , Capraia Fiorentina (FI)

2007

 

         Frantumata, deformata, reiterata, su uno o più superfici sovrapposte, per oltre quarant’anni la lettera A è stata protagonista delle opere di Renato Spagnoli, accompagnandolo nella corposa e coerente attività artistica.
        Inizio dell’alfabeto e polisemica, fin dai primi anni ’60, in pieno dominio di strutturalismo e semiologia, viene assunta dall’artista come archetipo dei segni e simbolo della comunicazione.
        Spagnoli la moltiplica e la scompone in sezioni, sterilizzandola da qualsiasi significato, quasi in preda ad un’ossessione che fa eco all’incalzare martellante dei mass media.
        E proprio sull’impatto dei media e della tecnologia nella percezione del reale indirizza la sua produzione artistica il Gruppo Atoma (1964-66), formato da Spagnoli con Bartoli, Graziani e Lacquaniti, che insieme partecipano ad importanti rassegne di avanguardia e realizzano due manifesti, pubblicati su Marcatre. Successivamente l’artista è tra i fondatori del fiorentino Gruppo Techne.
        Prosegue la decostruzione della lettera A nel ciclo dedicato alle anamorfosi, parallelamente lascia affiorare il tema del colore che da sottofondo, protagonista solo nelle lastre serigrafiche, prende corpo e comincia a divenire, esso stesso, tema della “pittura” di Spagnoli. Il passaggio è segnato da un’attenta analisi delle linee di forza contenute nella lettera A, scandagliate anche attraverso la contrapposizione tra positivo e negativo, bianco e nero.
        A ciascuno di essi Spagnoli dedica un ciclo: Legni bianchi (1983-1989), Nero su Nero (1988-89).
        In questa fase si osserva il ricorso sistematico al legno, che porterà all’invenzione, tutta giocata sul colore, delle “scatole”, tavole dipinte sovrapposte, che lasciano intravedere uno spazio sottostante a quello bidimensionale, ancora da conquistare. Il salto alla terza dimensione scaturisce come necessità ulteriore. Vere e proprie “figure del colore” si ergono da terra fiere della definitiva libertà raggiunta, sottolineata dalla brillantezza spavalda degli accostamenti di colore puro.
        La mostra suggestivamente porta alla luce le due componenti complementari della poetica dell’artista: la linea analitico-concettuale, incentrata sul linguaggio e quella più briosa e melodica, rivolta alla percezione di contrasti ed accostamenti cromatici, capaci di prendere corpo e conquistare la terza dimensione.

 

2007

Maria Francesca Pepi

 

 

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