Renato Spagnoli

 

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Acquasanta Terme 1971

Foto Alfredo Libero Ferretti

 

DINO IZZO MIRANDA

 

Presentazione in catalogo

Galleria Carolina  Portici (NA)

1973

 

 

"Leggendo una parola (es. LIBRO) non percepiamo le lettere separatamente, ma, fruendo di un fatto culturale universalmente acquisito, vediamo l'oggetto in questione."

Spagnoli con questa sua frase ci comunica le ragioni prime della sua ricerca che non è ricerca sul linguaggio In generale (anche se é senz'altro derivata) ma un approfondimento sulla forma del segno-linguistico significante.

Quindi Spagnoli è partito dalla tesi saussurriana, del segno composto di un significante e di un significato ed ha cercate di scindere i due elementi ponendo la sua attenzione sul significante tentando di studiarlo a sé e di eliminare la rappresentazione psichica della cosa, cioé il concetto richiamato dal segno. Proprio in ciò é il fulcro della ricerca di Renato Spagnoli.

Il primo impatto con le sue opere ci fa leggere la lettera "A" dappertutto proprio perché conosciamo quel segno alfabetico e non possiamo fare a meno di ripeterlo nel nostro pensiero ma già nel momento In cui lo si legge ci accorgiamo che l'artista vuol farci superare proprio questo.

L'ideogramma, assunto come modulo di una ricerca di interazioni e di sovrapposizioni, è preso come segno geometrico autonomo: la lettera A è stata appropriata per la sua qualità grafica al di fuori volutamente del suo significato analogico alfabetico.

Perciò mentre nella spinta operativa vi è il superamento della analogia letterale (la lettera alfabetica A), nella soluzione  formale vi è la ricerca programmata della combinabilità del modulo grafico.

Infine non direi meglio di L.V. Masini che - oggi l'ideogramma, recuperato nella sua struttura unitaria, ingigantito,  anche se sempre usato in funzione ritmica-ripetitiva (ma si tratta di una scansione di ritmi simultanei, dinamici) è divenuto presenza ossessiva, univoca, quasi provocatoria, si impone per una sua essenzialità, suggerisce, per se stesso, una dinamica strutturale, recupera, sul piano dell'attualità, quindi sempre collocandosi, analogicamente, in una scansione tridimensionale, l'operazione suggerita, bidimensionalmente, dalla fotodinamica futurista di Anton Giulio Bragaglia, dal movimento simultaneo del 'Nu descendant l'escalier' di Duchamp.

 

Dino Izzo Miranda

 

 

 

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