Renato
Spagnoli
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l’artista
in mostrA
interventi critici
Acquasanta
Terme 1971
Foto Alfredo Libero Ferretti |
ALBERTO VECA
Presentazione in catalogo Studio Gennai, Pisa 1993 Una «teoria» dei frammento, o meglio
in che modo la nostra immaginazione reagisce alla sollecitazione che una
«figura nota» modificata per forma ‑ dalla esplicitezza del totale
all'ambiguità del particolare ‑ per grandezza, materia e colore, può
produrre: questa in sintesi la base di partenza su cui opera oggi Renato
Spagnoli, una volta assunto come privilegiato soggetto della pittura la
«forma» della lettera «A», con alcune limitate estensioni sempre nel medesimo
dominio che non inficiano l'omogeneità dell'assunto. E'
stata già discussa in altri interventi critici che hanno accompagnato in
questi anni il lavoro la radice «simbolica» e funzionale della
immagine di partenza e quindi sembra inutile ridiscuterla: a ogni buon conto l'alfabeto
si presenta come una figura «trovata» nel grande serbatoio dell'universo
comunicativo contemporaneo nelle sue possibili e diversificate applicazioni,
dalla tipografia tradizionale all'insegna, al cartellone pubblicitario; e la
lettera scelta è fra quelle più familiari in quanto inaugurale della sequenza
alfabetica, vissuta nella cantilena delle associazioni visivo‑verbali
più radicate nella memoria. Ma il lavoro di Renato Spagnoli, anche quello più
recente in cui l'allusione all'alfabeto sembra progressivamente perdere
consistenza a favore di un gioco svincolato dal «referente», vuole
contraddire i luoghi comuni appena ricordati. La
lettera dipinta su tela, maiuscola e minuscola, in corpi e caratteri diversi
con cui si inaugura la specifica ricerca alla metà degli anni sessanta ‑
degli esiti precedenti si discuterà successivamente a cui peraltro Spagnoli
sembra tendere proprio in quest'ultima stagione di lavoro ‑ quella
ancora realizzata su metacrilato, e quindi giocata operativamente fra
superficie opaca e trasparente, quella costruita in rilievo su legno negli
anni ottanta che conosce il passaggio dalla concentrata presenza delle
lettere ripetute fino a invadere l'intera superficie, alla rarefazione e alla
dilatazione delle opere più recenti, nella riduzione quantitativa dei
soggetti, sono nei loro offrirsi come «oggetto» sostanzialmente diverse,
vivendo l'artefatto una sua autonoma esistenza non tanto a partire dal
soggetto, nella sostanza neutralizzato dalla ripetizione, quanto dalla
materia in cui è realizzato, dalle dimensioni complessive che assume, un
«cambiamento» di scala che sconcerta più per il pregiudizio e la pigrizia con
cui si associano soggetti e ingombri che non per una conoscenza lucida e
disponibile. Proprio per questo sottile sconcerto
Spagnoli ha condotto il suo campionario sul visivo, apparentemente formale.
in realtà capace di incidere profondamente sugli automatismi consueti con cui
si guarda e si giudica la realtà. Una lettura delle diverse tappe dei lavoro
individua facilmente un percorso dalla iterazione della figura alla sua
rottura successivamente, al frammento Infine: In questo modo il tema si
libera della memorie, della soglia della riconoscibiIità, o meglio utilizza
il tasso dei «già noto» come soglia di partenza da cui inaugurare il viaggio
all'interno dello spazio illusionistico della pittura. Giocoforza il ragionamento è quello
«a partire» dall'immagine conosciuta, ma se il discorso si risolvesse
esclusivamente In questa assolutamente castigata «citazione» della figura
nota, il lavoro di Spagnoli ne risulterebbe fortemente condizionato, nel
complesso ridotto. Il percorso realizzato in questi anni prevede infatti una
partenza con la lettera che costituisce una cellula di una seriazione
tendenzialmente Infinita: non esistono margini ma l'intero campo é invaso
nell'orizzontale come nel verticale dalla successione lineare delle lettere;
in una fase successiva è la figura stessa e il suo ingombro a determinare
l'ampiezza dei campo ancora invaso nella sua globalità o solo parzialmente
come nel rilievi in legno. E l'ultima fase è l'ulteriore dilatazione della
lettera, fino a surdimensionarsi rispetto all'opera che ne può raccogliere un
frammento. Come se Spagnoli andasse esplorando figure immaginarie di
grandezza superiore alla scala umana e ne evidenziasse di volta in volta
particolari che l'occhio distratto non coglie, abituato non più a leggere ma
a guardare sbrigativamente quanto già conosciuto. Si può allora parlare di un
sentimento « plastico » o architettonico che percorre l'intero lavoro di
Spagnoli: e in questa prospettiva può essere utile allora ricollegarsi ai
primi lavori autonomi che l'autore riconosce come la sua prima significativa
stagione, quella dei primi degli anni sessanta in cui sulla soglia oppositiva
elementare di una cromia di fondo e dei segno nero della figura, si andavano
evidenziando immaginarie partizioni dei piano. In quel caso, come all'oggi,
l'interesse é squilibrato tra l'opera presa nel suo ingombro e i suoi confini
periferici: ciò che è esterno ad essa è altrettanto importante rispetto alla
figura realizzata, che volontariamente suggerisce completamenti più o meno
definiti. Per una teoria della forma allora,
che se vogliamo è il secondo aspetto qualificante della ricerca, una volta
individuata la natura del soggetto e le operazioni metamorfiche che conosce:
se vi è una radice simbolica nel lavoro di Renato Spagnoli questa deve essere
ricercata in una forte attenzione alla componente costruttiva dei fare
immagine: e la riflessione è possibile indipendentemente dai materiali e
dalle tecniche diverse che nelle diverse stagioni sono state impiegate. Spagnoli ha in anni ormai lontani
giocato sulla soluzione retorica della iterazione, come destituzione di senso
di un grafo trovato e scoperto; l'attenzione che permette di cogliere una
figura nell'uso quotidiano capace all'opposto di appiattire la visione, e
quindi la conoscenza delle cose. La scoperta di una forma nascosta nella
lettera dell'alfabeto, non con l'attenzione dei grafici che hanno anche in
frangenti contemporanei ai lavori di Spagnoli ridisegnato l'alfabeto, ma con
la curiosità di portare all'emergenza forme nascoste e allusive. La cosmesi e
il ridisegno possono essere le logiche che disciplinano un lavoro di design,
un interrogativo più profondo, capace di partire dal soggetto ovvio, può
essere la chiave interpretativa della ricerca di Spagnoli, capace di trovare
nel più piccolo il più grande, o meglio che il medesimo ordine che impagina
la scala ambientale e quella degli oggetti, giunge a coordinare anche la
forma ridotta dei messaggi verbali durevoli. La lettera strappata ai luoghi
consueti d'uso e riproposta sulla superficie artificiale dell'opera in prima
istanza; secondariamente, nelle diversificate soluzioni che i materiali e i
tagli impaginativi adottati realizzano, la ricerca di un abbassamento della
soglia di leggibilità del prodotto, per una teoria della bassa definizione,
contro la velocità con cui si possono consumare oggi gli artefatti
comunicativi: in questo senso risulta evidente come l'esercizio sul
frammento, sulla porzione minima di leggibilità non risponda tanto a un
interesse di indagine percettiva, ma costituisca lo strumento con cui
approfondire un viaggio all'interno dell'immaginario. Questi i caratteri peculiari della
ricerca nei suoi sviluppi successivi e che negli esiti più recenti, giocati
prevalentemente su opere di grandi dimensioni, vertono sull'accentuazione del
carattere di «frammento» accordato all'immagine, tanto che l'intero, la
figura completa, sia concepibile in una scala monumentale, al punto da
perdere gli stessi connotati di partenza. E' un percorso quello del più
recente ciclo assolutamente connesso con quanto è preceduto, ma capace anche
di alludere a sviluppi in apertura. l'ingigantimento dei frammento proposto
oltretutto mette in relazione dialettica, nell'ordine di un rinnovato
«dinamismo» della configurazione, il fondo e la figura, la cui cromia si basa
su un essenziale e segnaletico contrasto. Alberto Veca |
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