Renato Spagnoli

 

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il Gruppo Atoma

 

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Acquasanta Terme 1971

Foto Alfredo Libero Ferretti

 

ANTONELLA CAPITANIO

 

Presentazione in catalogo

Galleria Lazzeri, Roma

1999

 

Anni '60 - Anni '90

 

L'identità di segno tra le due cifre, ancorché con un cambio di posizione, è una traccia offertaci dal caso: coglierla non è però casuale per questa esposizione/dittico di Renato Spagnoli, che per la prima volta offre un confronto diretto e specifico tra il lavoro attuale dell'artista e quello che ne appare l'inequivocabile radice di oltre trenta anni fa.

Renato Spagnoli ha percorso nella costanza di una solida identità personale più di una stagione del contemporaneo, dall'espressionismo astratto alla Poesia Concreta, sempre però filtrate dalla memoria dell'avanguardia costruttivista: ma è forse proprio in queste due stagioni estreme, accostate qui senza nessun'altra mediazione, che si evidenzia in maniera più sottile - ma proprio per questo meno superficiale - la continuità di linguaggio.

L'attenzione nei confronti di Spagnoli si è infatti in generale appuntata sulla stagione che lo vide fondatore e protagonista del gruppo Atoma e sui lavori dominati dalla reiterata presenza della lettera A - o comunque connotati da trame di lettere/numeri/segni grafici, variamente sezionati, intersecati, giustapposti, magari nella dimensione sospesa dei supporto in plexiglass.

E in rapporto a tali concrezioni formali sono stati letti anche i suoi più recenti legni colorati, rotte geometriche nello spazio, anamorfosi di volumi stratificati.

Ma sono proprio quelle larghe, decise campiture datate tra il 1961 e il '63, in cui invertito appare il consueto rapporto cromatico immagine-fondo, a costituirne ad evidenza quasi un progetto in nuce, la fase bidimensionale di un concetto ora materializzatosi in una dimensione concreta.

In un contesto culturale in cui gesto e segno si identificavano, Spagnoli sentiva insomma già l'esigenza di un controllo più lento e meticoloso, di una solidità di impianto compositivo se possibile tendente all'infinito".

Quei larghi percorsi neri che attraversavano - senza limiti verso l'esterno - tele brillanti di giallo, rosso o bianco assoluti, sono riusciti infine a conquistare lo spazio, diventando insieme forma, colore e segno nella sintesi tridimensionale dei più recenti lavori dell'artista. E per estrema chiarezza Spagnoli ha ora preso a realizzare dei veri e propri "rnodelli spaziali": ancora insomma nel segno del Costruttivismo, anche se in una declinazione però che può ricordare piuttosto certe scelte di Malevic, il maestro del Suprematismo che durante la sua attività all'Istituto Statale di Cultura artistica a Pietrogrado applicò i propri principi compositivi a strutture volumetriche da lui chiamate architektony e precedute operativamente da disegni in cui figure geometriche piane trascorrevano nel volume di strutture definite planity, esposte tra l'altro per la prima volta alla XVI Biennale di Venezia. E da una Biennale di molti anni dopo, quella numero XXX, ha avuto origine - come ormai sempre ricordato - il consapevole percorso di Spagnoli.

 

Antonella Capitanio

 

 

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